Il caso

"Per Malpensa serve un tetto massimo di movimenti aerei"

L'intervento del Comitato dei cittadini di Varallo Pombia per l'aeroporto di Malpensa

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"Per Malpensa serve un tetto massimo di movimenti", a chiederlo è il presidente del Comitato dei cittadini di Varallo Pombia per l'aeroporto di Malpensa.

Per il Comitato le questioni importanti non sono state affrontate

E’ con un comunicato ufficiale che i responsabili del Comitato dei cittadini di Varallo Pombia per l’aeroporto di Malpensa tracciano un’analisi di ciò che è successo nel corso del primo mese dell’operazione Bridge, durante la quale i voli di Linate sono stati dirottati sul vicino scalo di Malpensa a causa di alcuni lavori all’aeroporto milanese.
"Abbiamo avuto modo di leggere molteplici articoli e commenti - scrive il presidente del Comitato Ferruccio Gallanti - in merito all’andamento del primo mese del Bridge, articoli per lo più incentrati su problematiche di carattere secondario e di natura fuorviante rispetto alle reali carenze strutturali ed operative dell’aeroporto. Ci riferiamo in particolare alle problematiche del traffico automobilistico sulla SS 336, dei parcheggi, dello smistamento bagagli, della rete ferroviaria, problematiche che evidenziano comunque uno stato generale di incapacità della struttura aeroportuale di integrarsi con un territorio che è da tempo arrivato alla saturazione ed al limite della propria capacità di reggere i volumi di traffico aereo quali quelli agognati dal gestore aeroportuale. In sostanza le discussioni sulle tematiche del Bridge hanno, almeno al momento, del tutto escluso una analisi approfondita sull'impatto ambientale, sugli scenari acustico e atmosferico e su quelli estremamente rilevanti della safety e della security".

Un progetto aeroportuale nato con delle problematiche serie

"Inutile negarlo - prosegue Gallanti - Malpensa è un aeroporto nato sin dall’inizio con non poche carenze strutturali, progettato senza criteri funzionali e per fasi, l’una diversa dall’altra, senza una visione di insieme ragionata e compatibile al territorio e, possiamo sostenerlo, senza un concreto adeguamento del rischio terzi aeronautico e dei piani di rischio al le evoluzioni che l’aeroporto ha avuto nel tempo". Secondo Gallanti le prove a sostegno di questa tesi sarebbero la distanza tra le due piste 35 L e 35 R di 740 metri, la localizzazione del Terminal 2 tra le due piste 35R e 35L, la localizzazione del Terminal 1 a lato della 35 L; la localizzazione dei carburanti per gli aerei a destra della pista 35 R, la configurazione dello scalo, dei terminal, delle piste, piazzali, dei raccordi e rullaggi e dei percorsi per il decollo e l’atterraggio per entrambe le piste. Secondo quelle che sono le leggi e le norme adottate da Enac quindi, l’aeroporto dovrebbe attenersi alla verifica delle curve di isorischio, per limitare al massimo il rischio di incidenti, soprattutto in una fase in cui il numero di voli è così elevato.

"Per Malpensa serve un tetto massimo ai movimenti aerei"

"Per quanto attiene la gestione della operatività quotidiana dei voli - conclude Gallanti - dovuta all’incremento dei movimenti sull’aeroporto, non è chi non veda come l’aumento dei ritardi notevoli, sia in atterraggio che in decollo, dimostri ineluttabilmente come sia la struttura aeroportuale a non reggere il volume di traffico attuale. La giustificazione che Sea avrebbe fornito sui giornali, secondo la quale il cielo ad agosto è più trafficato che negli altri mesi o la presenza del maltempo, oltre ad essere priva di riscontro denota un volersi giustificare adducendo motivazioni francamente aleatorie. La soluzione alle problematiche che abbiamo esposto è una sola, valida non solo per il periodo del “Bridge”, ma per gli anni a venire: limitare e dare un tetto massimo ed inderogabile al numero dei movimenti complessivi che tale aeroporto è in grado di sostenere per evitare il verificarsi tutte le problematiche che sono apparse nel primo mese del Bridge".

 

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