“La croce, vertice luminoso dell’amore di Dio che ci custodisce”

“La croce, vertice luminoso dell’amore di Dio che ci custodisce”
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NOVARA - “La croce, vertice luminoso dell’amore di Dio che ci custodisce. Chiamati ad essere anche noi custodi per amore”: è questo il titolo che mons. Renato Corti, vescovo emerito della diocesi di Novara, ha voluto dare alle meditazioni scritte per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo il prossimo 3 aprile. Corti è stato chiamato a redigere i testi per la tradizionale celebrazione presieduta dal Papa. Fra i temi sviluppati, le persecuzioni religiose o a causa della giustizia, la famiglia, la sofferenza, lo sfruttamento dei minori. 

Se ne è ampiamente parlato l’altro giorno durante la diretta da Città del Vaticano di Rai 1 in occasione della Domenica delle Palme.

Una Via Crucis che dà voce ai sentimenti di Gesù

E’ una Via Crucis che dà voce ai sentimenti e ai pensieri di Gesù quella scritta da mons. Renato Corti; sarà come ascoltare Cristo lungo il percorso verso Calvario, e accanto alle sue riflessioni su ciò accade nella scenografia di ogni stazione, ci sono le risonanze che la Passione suscita. A legare le meditazioni è il costante riferimento all’amore di Dio che custodisce gli uomini, amore che è dono, che giunge in particolare da Gesù crocifisso. A fronte di questo amore l’invito ad essere custodi della creazione e di ogni persona.

Perseguitati, abbandonati e minori abusati tra i protagonisti con Cristo delle 14 stazioni

E così in Gesù caricato della Croce si possono scorgere uomini e donne imprigionati, condannati o trucidati, perché credenti o impegnati in favore della giustizia e della pace; nella tristezza e nell’angoscia di Cristo che va incontro alla morte si possono intravedere anime ferite dalla solitudine, dall’abbandono, dall’indifferenza, dalla malattia. E nella sofferenza del Dio fatto uomo c’è quanto, oggi, viene ferito da odio, falsità o cuori di pietra. Toccante l’immagine di Gesù spogliato delle vesti e umiliato raffrontata al traffico di esseri umani, alla condizione dei bambini-soldato, alla schiavitù, ai minori abusati.

A Maria l’affidamento del prossimo Sinodo

Non manca il pensiero alle donne, alla loro presenza nella Chiesa, e a Maria, madre protagonista del dramma del Golgota, cui affidare la famiglia contemporanea e il prossimo Sinodo che le è dedicato. E poi ci sono le domande che l’atrocità patita da Cristo fa scaturire: perché ancora la tortura, la pena di morte, la violenza?

Scritti di Bhatti, padri della Chiesa, Giovanni Battista Montini e Carlo Maria Martini nei testi

Ad arricchire i testi delle meditazioni sono il testamento spirituale di Shahbaz Bhatti, gli scritti di alcuni padri della Chiesa, di Giovanni Battista Montini e Carlo Maria Martini. Ma sono le parole di Gesù Cristo che nelle ultime stazioni squarciano il silenzio dello sgomento, della paura di fronte alla morte in croce, parole immaginate ma forti e dirompenti: “Sono bloccato nel corpo, ma libero nel cuore, come liberamente sono andato incontro alla mia passione. Libero perché abitato dall’amore, un amore che vorrebbe includere tutti”.

Paolo Usellini

NOVARA - “La croce, vertice luminoso dell’amore di Dio che ci custodisce. Chiamati ad essere anche noi custodi per amore”: è questo il titolo che mons. Renato Corti, vescovo emerito della diocesi di Novara, ha voluto dare alle meditazioni scritte per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo il prossimo 3 aprile. Corti è stato chiamato a redigere i testi per la tradizionale celebrazione presieduta dal Papa. Fra i temi sviluppati, le persecuzioni religiose o a causa della giustizia, la famiglia, la sofferenza, lo sfruttamento dei minori. 

Se ne è ampiamente parlato l’altro giorno durante la diretta da Città del Vaticano di Rai 1 in occasione della Domenica delle Palme.

Una Via Crucis che dà voce ai sentimenti di Gesù

E’ una Via Crucis che dà voce ai sentimenti e ai pensieri di Gesù quella scritta da mons. Renato Corti; sarà come ascoltare Cristo lungo il percorso verso Calvario, e accanto alle sue riflessioni su ciò accade nella scenografia di ogni stazione, ci sono le risonanze che la Passione suscita. A legare le meditazioni è il costante riferimento all’amore di Dio che custodisce gli uomini, amore che è dono, che giunge in particolare da Gesù crocifisso. A fronte di questo amore l’invito ad essere custodi della creazione e di ogni persona.

Perseguitati, abbandonati e minori abusati tra i protagonisti con Cristo delle 14 stazioni

E così in Gesù caricato della Croce si possono scorgere uomini e donne imprigionati, condannati o trucidati, perché credenti o impegnati in favore della giustizia e della pace; nella tristezza e nell’angoscia di Cristo che va incontro alla morte si possono intravedere anime ferite dalla solitudine, dall’abbandono, dall’indifferenza, dalla malattia. E nella sofferenza del Dio fatto uomo c’è quanto, oggi, viene ferito da odio, falsità o cuori di pietra. Toccante l’immagine di Gesù spogliato delle vesti e umiliato raffrontata al traffico di esseri umani, alla condizione dei bambini-soldato, alla schiavitù, ai minori abusati.

A Maria l’affidamento del prossimo Sinodo

Non manca il pensiero alle donne, alla loro presenza nella Chiesa, e a Maria, madre protagonista del dramma del Golgota, cui affidare la famiglia contemporanea e il prossimo Sinodo che le è dedicato. E poi ci sono le domande che l’atrocità patita da Cristo fa scaturire: perché ancora la tortura, la pena di morte, la violenza?

Scritti di Bhatti, padri della Chiesa, Giovanni Battista Montini e Carlo Maria Martini nei testi

Ad arricchire i testi delle meditazioni sono il testamento spirituale di Shahbaz Bhatti, gli scritti di alcuni padri della Chiesa, di Giovanni Battista Montini e Carlo Maria Martini. Ma sono le parole di Gesù Cristo che nelle ultime stazioni squarciano il silenzio dello sgomento, della paura di fronte alla morte in croce, parole immaginate ma forti e dirompenti: “Sono bloccato nel corpo, ma libero nel cuore, come liberamente sono andato incontro alla mia passione. Libero perché abitato dall’amore, un amore che vorrebbe includere tutti”.

Paolo Usellini

 

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