«No all'abolizione del numero chiuso a Medicina»

Le ragioni dell'ordine dei medici di Novara.

«No all'abolizione del numero chiuso a Medicina»
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«No all'abolizione del numero chiuso a Medicina», lo dice l'ordine dei medici di Novara.

«No all'abolizione del numero chiuso»

«Che in futuro ci sarà una carenza di medici, per via dei molti che nei prossimi anni andranno in pensione è un dato di fatto noto per altro da diverso tempo. Ma la soluzione non può essere l’abolizione del “numero chiuso” alla facoltà di medicina»: così il dott. Federico D’Andrea, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Novara, interviene a sostegno delle tesi di Fnomceo (La Federazione nazionale degli ordini) che si è espressa negativamente sulla decisione del Governo.

«Il primo problema – aggiunge D’Andrea – è che ci sono attualmente 15 mila medici laureati e abilitati ma privi della possibilità di specializzarsi o formarsi nella Medicina generale in maniera da poter poi entrare, con le adeguate competenze, nel Servizio Sanitario Nazionale. Sono 15 mila precari. La risposta da dare è consentire a tutti costoro di potersi specializzare e quindi occorre ampliare il numero dei posti nelle Scuole di specialità, con adeguati finanziamenti. Senza dimenticare che gran parte delle università italiane non sono attrezzate (per mancanza di aule e di docenti) per affrontare l’ipotetico assalto alla facoltà di Medicina: quest’anno c’erano 67 mila candidati per 10 mila posti».

«L’abolizione del numero chiuso, seppur graduale come ha precisato il Governo, rischia di creare solo facili illusioni: giovani laureati che non possono specializzarsi e restano dunque in una sorta di limbo, a meno che non fuggano all’estero – aggiunge D’Andrea – Per l’Ordine il percorso è unico: parte dall’accesso e finisce con l’acquisizione del titolo specialistico o di Medico di medicina generale. Quest’anno sono previste 7 mila borse di specializzazione a fronte di circa 10 mila laureati ma a fronte anche di 8 mila possibili pensionamenti. Prima di tutto, dunque, serve aumentare i posti in specialità e i posti per i medici di medicina generale».

 

 

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